Il 31 maggio 2013 esce, grazie alla Tsunami Edizioni, "Rock FM la radio la vita", l'ultima fatica di Edo Rossi. Sicuramente per la maggior parte delle interviste che hai fatto fin'ora sei partito spiegando chi sei, cosa fai e cosa hai fatto e soprattutto cos'e' Rock FM. Qui da noi non hai certo bisogno di presentazioni e ognuno di noi potrebbe passare ore e ore a spiegare cos'e' Rock FM e cosa è stata per lui. Nel libro ti sei preso la briga di spiegare come è nato questo progetto, di mettere finalmente nero su bianco e raccogliere insieme tutto quello che c'e' da sapere su Rock FM, per permettere a chi non l'ha conosicuta di farsi un'idea il più possibile fedele alla realtà, mentre per chi l'ha conoscene forse può finalmente mettere insieme i pezzi e capire molti lati rimasti un pò nascosti a causa di una consconza parziale degli eventi.
1.Cosa dobbiamo sapere noi di Rockfamily di Edo Rossi che ancora non sappiamo?
Non ho idea di cosa Rockfamily potrebbe voler sapere su di me. Sicuramente posso dire di averne combinate un po’ dal 31 maggio 2008 a oggi. Tutto, per fortuna, compresa la realizzazione e la pubblicazione del libro, sento che mi ha portato ad un arricchimento e una maturazione della quale sono felice e che mi fa vivere meglio, anche se è stato un periodo non del tutto “indolore”… anzi proprio per un cazzo ;)
2.Quanto è stato bello e quanto è stato difficile scrivere un libro su RockFM?
E' stato bello per la maggior parte del tempo. Celebrare una realtà così bella sapendo di averne fatto parte mi dava gioia e per l'amore che ho avuto per l'emittente, mi dava gioia raccontarne anche i periodi nei quali io non ero coinvolto. Perché prima di tutto io sono un fan di Rock FM! L'ho scritto in diversi momenti della mia vita e infatti alcuni capitoli risentivano di un po' di frustrazione a scapito della lucidità e li ho riscritti o addirittura cancellati. E' stato faticoso in molti casi, perché rivivere certe situazioni di sofferenza senza poter "fuggire" con l'obbligo di scriverne nel modo più chiaro ed esaustivo possibile mi ha costretto a guardare in faccia il passato e questa vicenda come mai avevo fatto. Una cosa che mi ha fatto molto bene a posteriori ma in certi casi rimanevo bloccato davanti alla tastiera. Non era una crisi dello scrittore, sapevo bene cosa c'era da scrivere è che era difficilissimo metterlo giù. Questa cosa mi ha costretto a sciogliere prima di tutto i nodi e i tormenti di questa vicenda per poterli raccontare. Ho pianto diverse volte scrivendolo. Scrivere, in modo onesto... ma veramente onesto, è una delle terapie migliori per affrontare i propri fantasmi. Piangere è il miglior segnale che ho toccato parti sensibili e lo sblocco è in atto!
3.Come hai deciso di impostare questo libro e perché?
Dopo diverse versioni tra le quali anche una "romanzata" ho sentito che non potevo andare che in una direzione: IL racconto. Semplice diretto sono andato in ordine cronologico ripercorrendo la storia della radio con aneddoti, dichiarazioni dei protagonisti, dietro le quinte, approfondimenti anche di quei periodi dei quali si è sempre saputo poco. Poi sparse qua e la ci sono anche delle analisi dei vari eventi che l'hanno caratterizzata con una visione molto più ampia visto che "a bocce ferme" sono riuscito a considerare dei punti di vista che al 31 maggio 2008 non mi immaginavo neanche. Di conseguenza finisco a parlare di dinamiche tra colleghi, la bellezza di poter lavorare in un ambiente del genere tra amici che parlano la stessa lingua, del rapporto che una persona ha con i propri sogni... Rock fm è un sogno esaudito o uno interrotto? e si parla di come noi abbiamo affrontato questa potentissima porta in faccia... tutti elementi nei quali chiunque ci si può riconoscere e può fare parallelisimi con la propria vita... come dico spesso Rock Fm è stata un'esperienza di vita tra le mura di una radio con in sottofondo il grande rock tutti i tempi.
4.Personalmente ho apprezzato tantissimo l'intervista a Gigio D'Ambrosio (l'ideatore di RockFM quando era direttore artistico di radio 101) nel quale ci racconta com'e' nata la radio, le prime gioie e i primi dolori. La sua carriera però è molto più ampia e forse solo noi lo ricordiamo per questo motivo. Secondo te lui come colloca nella sua bacheca personale questo progetto? Che impressione ti ha dato?
Credo che sia stata la sua "follia", il suo "peccato di gioventù", un qualcosa dove si è veramente espresso senza in qualche modo tenere conto delle logiche di mercato con le quali ha sempre avuto a che fare. La prova sta nel fatto che il progetto è poi continuato con quelle caratteristiche in cui tutti quelli che ci sono passati si sono riconosciuti
5.Come sei arrivato a RockFM e quanto è stato facile/difficile?
Barbara Possagnolo è una mia amica chiavarese che conosco da molto tempo perché con le nostre rispettive band abbiamo condiviso i palchi della scena locale. Lei lavorava a Rocksound e si è trasferita a Milano qualche anno prima di me. Un giorno decise di fare un programma in collaborazione con RockFm. Ne parlammo che non mi ero ancora trasferito a Milano. Divenne l’ordine del giorno delle nostre chiaccherate da quel settembre 2000 quando diventammo coinquilini a Milano finché io e Panna, con il quale facevo già radio da 7 anni a Radio Eclisse non ottenemmo un provino. Io mi sentivo già parte di Rock Fm prima di entrarci. Ero molto sicuro di fare bene e forse anche troppo. Facemmo un paio di provini. Le cose si mossero con molta più calma, alle volte burocratica, di quanto non mi aspettassi. Fremevo dalla voglia di iniziare.
6.Raccontaci della prima volta che sei entrato a RockFM.
Credo entrai per il primo provino. Subito notai quanto gli studi, quelli di 101, fossero molto meno lussuosi di quelli che avevo visto fino a quel giorno. Radio Deejay e 105 per esempio hanno degli studi bellissimi che sembrano scenografie televisive. Erano così come poi sono rimasti. Pannelli fonoassorbenti straconsumati, bobine inutilizzate appoggiate qui e là, disordine, una struttura provata, con volti che mi guardavano come se fossi imbrattato di fango. Conobbi Marco e Max. Con De Riu facevamo più chiacchere e fù il primo con il quale strinsi il primo briciolo di rapporto.
7.Raccontaci la tua giornata tipo a RockFM.
C’erano diversi “tipi” di giornata. Io avevo un altro lavoro… anzi, io avevo un lavoro perché RFM non lo è stato fino al 2007 e quindi entravo negli studi con meno frequenza di Max Marco e Claudia. Quando non lavoravo arrivavo per pranzo. Poi nel pomeriggio armeggiavo quando i computer erano liberi per farmi jingle, basi e altre volte, soprattutto quando facevo Bonus Track, ascoltavo e sceglievo materiale che non era strettamente in programmazione per trasmetterlo alla sera. In altri periodi arrivavo dopo il lavoro e stavo per due tre giorni alla settimana anche fino a mezzanotte a montare sbobinare e tradurre interviste, scrivere contenuti, registrare programmi come “Illegal” o le varie pillole di “Little Italy” fino al periodo del programma dei Festival o di Early Bird Special. Entrambi li lavoravo di solito dalle 20 e mentre smanettavo facevo saltuarie comparsate nel programma serale di Claudia. 8.Parliamo di quel maledetto giorno in cui Garavelli vi comunica che è stata presa la decisione di chiudere rockFM.
Sul libro è raccontato minuto per minuto. Era nell’aria. C’è chi lo sapeva già, ma la speranza continuava ad esserci. Quel giorno si spense. Fu come se mi fosse arrivata una tonnellata di coperte di lana bagnata addosso. Ricordo smarrimento e confusione. La mia vita stava cambiando ed era solo l’inizio.
9.Arriva Rockfamily.it che si pone come primo obiettivo di essere il vostro megafono per far sapere a più persone possibile quello che sta succedendo. Nel tuo libro ho notato qualche analogia nel fatto che questo sito sia nato con molte idee e potenzialità ma non con uno scopo preciso o forse tanti scopi differenti che non gli hanno dato una vera direzione. Forse alla fine è rimasto uno spazio web a disposizione di RockFM (e tutto quello che la riguarda) e ha vissuto periodi in cui c'era molto da dire e da fare e periodi in cui invece restava e resta tuttora una presenza silenziosa, una sorta di archivio che tiene nei suoi scaffali tutto quello che è successo fin'ora, pronto per essere consultato e lieto di potersi aggiornare, come in questa occasione. Tu cosa ne pensi dato che, come scrivi nel libro, hai spinto molto per la creazione di questo sito.
Non vorrei dire che Rockfamily è una mia idea perché quando ne parlai a Giulio un po’ anche lui aveva in testa qualcosa del genere. Io era quasi un anno che la menavo con il mio blog. L’unico vero scopo per cui lo aprii era perché mi rendevo conto quanto fosse fragile la nostra presenza on air. E’ capitato a tutti noi dj almeno una volta di scoprire dai messaggi degli ascoltatori che una frequenza era stata spenta e quindi il blog rimaneva una sorta di possibilità alternativa per rimanere in contatto, dare spiegazioni ecc. Arrivati alla chiusura il concetto fu esteso a tutti i dj e a tutta la radio. Sapevo che si sarebbe trattato di una community chiusa. Con la radio spenta non ci sarebbe stata la possibilità di quel ricircolo fisiologico che hanno le community e sapevo che una volta che tutti gli utenti si fossero conosciuti tra loro sarebbe diventato un forum tra amici pressochè impenetrabile dagli utenti un po’ meno attivi. E poi chi tra quelli che non conoscevano Rock Fm, avrebbe scoperto o avuto interesse a finire su una community fatta di persone con le quali non poteva condividere l’oggetto principale del sito? Io non andrei mai a inscrivermi in una community di cucina. Sono d’accordo con te sul come è nato e su cosa è successo. Io amo Rockfamily. Certe volte però, parlerò onestamente, mi sento in debito con alcune persone di Rockfamily, ho come l’impressione che ci sia in alcune di voi (ripeto: in alcune) ancora un’aspettativa nei miei/nostri confronti o che peggio ancora questa aspettativa sia stata delusa. Mi dispiace per questo perché mi fa sentire come se non avessi dato abbastanza o non fossi stato sufficientemente grato con tutti voi per tutto quello che mi avete trasmesso e regalato. Io ho fatto quello che ho potuto. Credo che nella chiusura della radio ognuno di noi (tra ascoltatori e dj) ci abbia buttato e proiettato un po’ di vissuto personale ed ognuno, come spesso accade, ci abbia visto quello che ha sentito di vederci. Io compreso. In questi anni ho rielaborato il tutto e il libro mi ha aiutato a farlo e mi sono reso conto di quanto in quel periodo fossi parecchio annebbiato e distante da tutta una serie di cose che mi riguardano con le quali sto rientrando in contatto ora. Spero, per il bene di chi ne aveva bisogno come me, di non essere il solo ad averlo fatto o che quel qualcuno lo stia cominciando a fare. Per quanto riguarda il resto, non smetterò mai come dicevo di apprezzare e ringraziare il forte interscambio di sentimenti tra ascoltatori e dj! E’ stata una vicenda unica ed è anche grazie alla movimentazione degli ascoltatori che Rock Fm ha ricevuto una degna “sepultura” contribuendo a rendere speciale la sua storia finendo per diventarne parte attiva.
10.Arriviamo alla chiusura, noi ci immaginiamo che vi siate riuniti attorno ad un tavolo e abbiate detto, e ora che si fa? Ma raccontaci tu com'e' andata.
In realtà è andata esattamente così. Era un periodo di grandi riunioni. Quasi una volta alla settimana c’era un motivo per farne una. Quando ricevemmo la notizia ne fissammo una a porte chiuse, solo noi, senza nessuno della proprietà e cominciammo a buttare fuori le nostre idee. C’era tanta rabbia, tanta frustrazione. Alle volte sembrava di stare ad una riunione sindacale con i rappresentati di una fabbrica prossima alla chiusura. Poi dopo aver sparato di tutto e di più prima un’idea poi un’altra abbiamo messo insieme i pezzi. Prima di tutto se andare in onda o meno, poi sul mood che sentivamo di portare avanti, poi su cosa fare. Fù molto forte.
11.La notte del 31 maggio, dopo tutte le emozioni, dopo l'ultimo saluto ai piccoli ma accoglienti studi....cos'hai pensato? Come ti sentivi?
Bella domanda. Stanchissimo ma con l’adrenalina a mille. Frastornato. Però non era ancora finita perché l’indomani si partiva per Firenze. E’ stato toccante rientrare in radio… o meglio nei locali dove prima ospitavano la radio che in quel momento non era più la radio. Il Metius chiamò una Food Fight e tirammo contro il muro bianco della sala riunioni un po’ di dolci al cioccolato. Poi rimanemmo io la mia ragazza e Max a finire di svuotare gli hard disk delle nostre cose, a prenderci le nostre cose, gli zaini, le chitarre, io ho scattato ancora qualche foto e poi siamo andati al Rock n Roll a cenare. C’era ancora tanta Rockfamiglia lì. Ricordo Bonny completamente sbronzo. Ci siamo abbracciati, abbiamo mangiato e bevuto e poi il giorno dopo con meno di cinque ore di sonno sono ripartito per Firenze.
12.Dopo tanti anni cosa ti è rimasto?
Un vuoto con il quale ho dovuto fare i conti. Una banca dati di emozioni bellissime e potentissime che ogni volta che qualcosa me la richiama mi fa sentire veramente bene e fiero. Aver conosciuto persone con le quali ho condiviso amori gioie e dolori che più o meno frequentemente fanno ancora parte della mia vita. Una pesante identità che mi ha in qualche modo limitato ad essere riconosciuto sempre come l’EdoRossi del 31 maggio 2008 anche fuori dal contesto RockFaMily. Il riuscire a comunicare quello che sono al 100% è forse uno dei miei obiettivi principali ora e non sono più solo quello. Mi è rimasta la chitarra nera, qualche quadro, un paio di striscioni uno dei quali con il simbolo vecchio. Mi è rimasta una gran voglia di farlo ancora!
13.Un aggettivo (o una breve descrizione se preferisci) per ogni collega della radio.
Usando un immaginario collettivo? Max è David Coverdale Ariel è Fat Mike Claudia è Kat Von T Giulio è Robert Smith Mox è Keth Moon Maurizio è Billy Haley Marco è Ian Paice IL Metius è Iggy Pop Fabio Treves è John Mayall Edo Rossi è Tom Morello
Quel gruppo di persone già noto col nome di Rockfm
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