[ Nov 20, 22:27 ] LynyrdSkynyrd: E questo è quello della trasmisisone Radio Rock FM - Bollicine del 9/6/24 hs://www.radiopopolare.it/puntata/?ep=popolare-bollicine/bollicine_09_06_2024_17_37 [ Nov 20, 22:26 ] LynyrdSkynyrd: Pensando di fare cosa gradita, questo e' il link del documentario It's only Rock FM but I like it di Alberto Sansone. hs://vimeo.com/694409353?share=copy [ Nov 20, 22:18 ] LynyrdSkynyrd: Buonasera a chi passa!!
Forse qualcuno ci ha già pensato, ma non ho trovato nessun post con questo argomento... quindi comincio col citare l'incipit di uno dei miei libri preferiti, quello che diede il "LA" al mio profondo odio per ogni forma di violenza e specialmente per ogni tipo di guerra.
"Era la mattina del venti luglio 1945.
Dallo spazio che sovrastava lo scintillante mare interno, giunse un lontano rimbombo. Un osservatorio giapponese sulla costa dell'isola di Sikok comunicò al posto di comando per la difesa del Giappone Meridionale, installato nell'antico castello di Hiroshima: "Bombardiere nemico in vista!"
Alcuni minuti più tardi, a questo annuncio ne seguì un secondo: "bombardiere nemico individuato è un ricognitore".
Il centro di comando non fece dare l'allarme aereo in città, per non interrompere inutilmente il lavoro nelle fabbriche di armamenti. Negli ultimi tempi parecchi nemici avevano sorvolato più volte Hiroshima senza gettar bombe..."
Questo era l'incipit di "Il Gran Sole di Hiroshima" di Karl Bruckner.
"Era una notte incantevole, una di quelle notti che succedono solo se si è giovani. Il cielo era stellato, sfavillante, tanto che, dopo averlo contemplato, ci si chiedeva involontariamente se sotto un cielo simile potessero vivere uomini irascibili ed irosi."
Da "Le Notti Bianche" di Dostoevskij
----------------------- Szeretem a Rock Family-t
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"Era una notte incantevole, una di quelle notti che succedono solo se si è giovani. Il cielo era stellato, sfavillante, tanto che, dopo averlo contemplato, ci si chiedeva involontariamente se sotto un cielo simile potessero vivere uomini irascibili ed irosi."
Da "Le Notti Bianche" di Dostoevskij
bellissimo incipit.. e splendido libro anche nelle pagine successive =)!
Uno dei miei passi preferiti di quest'opera: "E il sognatore fruga invano, come nella cenere, nei suoi vecchi sogni, cercando in quella cenere almeno una scintilla, per soffiarci sopra, per scaldare al fuoco rinnovanto un cuore ormai freddo e ridestare in esso tutto ciò che prima gli era caro, che toccava l'anima, che faceva ribollire il sangue, che strappava le lacrime dagli occhi e ingannava tanto magnificamente".
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Mr. Leopold Bloom mangiava con gran gusto le interiora di animali e di volatili. Gli piaceva la spessa minestra di rigaglie, gozzi piccanti, un cuore ripieno arrosto, fette di fegato impanate e fritte, uova di merluzzo fritte. Più di tutto gli piacevano i rognoni di castrato alla griglia che gli lasciavano nel palato un fine gusto d'urina leggermente aromatica.
I rognoni erano nel suo pensiero mentre si muoveva quietamente per la cucina, sistemando le stoviglie per la colazione di lei sul vassoio ammaccato. Luce e aria gelida nella cucina ma fuori una dolce mattina d'estate dappertutto. Gli facevano venire un po' di prurito allo stomaco.
I carboni si arrossavano.
Un'altra fetta di pane e burro: tre, quattro: giusto. Non le piaceva il piatto troppo pieno. Giusto. Lasciò il vassoio, sollevò il bollitore dalla mensola e lo mise di sbieco sul fuoco. Stava lì, grullo e accosciato col beccuccio sporgente. Tazza di tè fra poco. Bene. Bocca secca.
Questo era l'incipit de "L'ulisse", di James Joice...
...
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Oddio, quanto mi manca Eclettica!! Giulioooo!
----------------------- Dio non guarda. Dio bestemmia, e alle volte non si applica.
http://www.myspace.com/40due
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" Soltanto per pazzi. Il giorno era trascorso come appunto trascorrono i giorni; lo avevo passato, lo avevo delicatamente amazzato con la mia timidia e primitiva arte di vivere; avevo lavorato alcune ore, sfogliato vecchi libri, avevo avuto due ore per un dolore come capita alle persone anziane, avevo preso una polverina godendomela al pensiore che si può vincere il dolore con l'astuzia, avevo fattoun bagno caldo sorbendomi il delizioso calore, ricevuto tre volte la posta e scorso quelle inutili lettere e stampe, avevo fatto i miei esercizi di respirazione ma omesso per comodità gli esercizi di pensiero, ero andato a passeggiare un'oretta e avevo traovato disegnati nel cielo certi modelli di nuvolette delicate e preziose. Tutto era molto bello, tanto la lettura dei vecchi libri quanto l'immersione nell'acqua calda, ma tutto sommato non era stata una giornata di felicità entusiasmante nè di gioia raggiante, bensì una di quelle giornate che da parecchio tempo dovrebbero essere per me normali e comuni: giornate moderatamente piacevoli, abbastanza sopportabili, giornate tepide e passabili d'un uomo non più giovane e malcontento, giornate senza dolori particolari, senza particolari preoccupazioni, senza crucci veri e propri, senza disperazione, giornate nelle quali si esamina pacatamente, senza agitazioni o timori, la questione se non sia ora di seguire l'esempio di Adalberto Stifter e di essere vittime di una disgrazia facendosi la barba."
Questo era l'incipit di "Il Lupo Della Steppa" di Herman Hesse
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..keep on rockin' in the free world..
Patente Da Vero Rocker n° 1629
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Era una luminosa e fredda giornata d'aprile, e gli orologi battevano tredici colpi. Winston Smith, tentando di evitare le terribili raffiche di vento col mento affondato nel petto, scivolò in fretta dietro le porte di vetro degli Appartamneti Vittoria: non così in fretta, tuttavia, da impedire che una folata di polvere sabbiosa entrasse con lui.
L'ingresso emanava un lezzo di cavolo bollito e di vecchi e logori stoini. A una delle estremità era attaccato un manifesto a colori, troppo grande da poter essre messo all'interno. Vi era raffigurato solo un volto enorme, grande più di un metro, il volto di un uomo di circa quarantainque anni, con folti baffi neri e lineamenti severi ma belli. Winston si diresse verso le scale. Tentare con l'acsensore, infatti, era inutile. Perfino nei giorni migliori funzionava raramente e al momento, in ossequio alla campagna economica in preparazione della Settimana dell'Odio, durante le ore diurne l'erogazione della corrente elettrica veniva interrotta. L'appartamento era al settimo piano e Winston, che aveva trentanove anni e un'ulcera varicosa alla caviglia destra, procedeva lentamente, fermandosi di tanto in tanto a prendere fiato. Su ogni pianerottolo, di fronte al pozzo dell'ascensore, il manifesto con quel volto enorme guardava dalla parete. Era uno di quei ritratti fatti i modo che, quando vi muovete, gli occhi vi seguono. IL GRANDE FRATELLLO VI GUARDA, diceva la scritta in basso.
Questo era l'incipit di "1984" di George Orwell
CHEERS!!!
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Una buona occasione nella vita si presenta sempre. Il problema è saperla riconoscere e a volte non è facile. La mia, per esempio, aveva tutta l'aria di essere una maledizione. "Attento! Nel 1993 corri un gran rischio di morire. In quell'anno non volare. Non volare mai", m'aveva detto un indovino. Era successo a Hong Kong. Avevo incontrato quel vecchio cinese per caso. Sul momento quelle parole m'avevano ovviamente colpito, ma non me ne ero fatto un gran cruccio. Era la primavera del 1976, e il 1993 pareva ancora lontanissimo. Quella scadenza però non l'avevo dimenticata. M'era rimasta in mente, un po' come la data di un appuntamento cui non si è ancora deciso se andare o no.
Un indovino mi disse - Tiziano Terzani
Un libro che mi ha deliziato e divertito, scritto con mano leggera e sguardo lucidissimo.
Edited by cinghio : July 18, 2008, 9:30 am
----------------------- We all live in the gutter, but some of us are looking at the stars. O. Wilde
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Era una luminosa e fredda giornata d'aprile, e gli orologi battevano tredici colpi. Winston Smith, tentando di evitare le terribili raffiche di vento col mento affondato nel petto, scivolò in fretta dietro le porte di vetro degli Appartamneti Vittoria: non così in fretta, tuttavia, da impedire che una folata di polvere sabbiosa entrasse con lui.
L'ingresso emanava un lezzo di cavolo bollito e di vecchi e logori stoini. A una delle estremità era attaccato un manifesto a colori, troppo grande da poter essre messo all'interno. Vi era raffigurato solo un volto enorme, grande più di un metro, il volto di un uomo di circa quarantainque anni, con folti baffi neri e lineamenti severi ma belli. Winston si diresse verso le scale. Tentare con l'acsensore, infatti, era inutile. Perfino nei giorni migliori funzionava raramente e al momento, in ossequio alla campagna economica in preparazione della Settimana dell'Odio, durante le ore diurne l'erogazione della corrente elettrica veniva interrotta. L'appartamento era al settimo piano e Winston, che aveva trentanove anni e un'ulcera varicosa alla caviglia destra, procedeva lentamente, fermandosi di tanto in tanto a prendere fiato. Su ogni pianerottolo, di fronte al pozzo dell'ascensore, il manifesto con quel volto enorme guardava dalla parete. Era uno di quei ritratti fatti i modo che, quando vi muovete, gli occhi vi seguono. IL GRANDE FRATELLLO VI GUARDA, diceva la scritta in basso.
Questo era l'incipit di "1984" di George Orwell
CHEERS!!!
il titolo di questo libro-modesta opera che dedico a mia figlia Tiziana e ai giovani che,oggi impegnati nello studio e nel lavoro, si preparano ad essere gli uomini e le donne di domani-consacra l'impegno di chi vuole andare avanti
I gappisti,gli uomini dei quali si racconta in questo volume,non si fermarono mai davati a nessun ostacolo,a nessun pericolo. Le loro gesta occupano uno posto di rilievo nella storia della Resistenza popolare contro nazisti e fascisti
Giovanni Pesce-Senza Tregua ed feltrinelli
questo libro è una mia sorta di vangelo laico ,libro che rileggo spessissimo e che ogni volta mi esalta,mi commuove profondamente.
Altro libro,fondamentale per me è questo
Tuttosommato io darei ragione all'Adelung,perchè se partiamo da un alto-tedesco Breite ,il passaggio a Braida è facile,e anche il resto:il dittongo che si contrae in una e apertissima e poi la rotacizzazione della dentale intervocalica,che oggi grazie al cielo non è più un mistero per nessuno..La si ritrova per esempio nei dialetti del mid-west americano,e infatti quel soldato dell'aviazione che conobbi a Manduria mi diceva :"haspero" mostrandomi il ditone della mano destra ingessata, e io non capivo:ma poi non c'è nemmeno bisogno di scomodarsi a traversare l'oceano,perchè non diceva forse "Maronna mia" quell'altro soldato,certo Merola, della compagnia comando,che era nato appunto a Nocera Inferiore?
Luciano Bianciardi-La vita agra
libro splendido pieno di furore anarchico,vita e pagine a dir poco geniali
Alla fine di novembre, in una giornata di disgelo, verso le nove del mattino il treno della linea Pietroburgo-Varsavia si avvicinava a tutto vapore a Pietroburgo. L'aria era così umida e nebbiosa che a fatica era venuto giorno: a dieci passi a destra e a sinistra dei binari era difficile distinguere qualcosa dai finestrini del vagone. Tra i passeggeri vi erano anche quelli di ritorno dall'estero; ma gli scompartimenti più affollati erano quelli di terza classe, pieni di minuta gente d'affari proveniente da poco lontano. Tutti, come sempre accade, erano stanchi, tutti avevano gli occhi appesantiti per la notte appena trascorsa, tutti erano infreddoliti, tutti i volti avevano la stessa tonalità giallo pallido della nebbia.
L'idiota. Dostoevskij.
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<<Era una notte buia e tempestosa>>
questo era l'incipit di tutti i romanzi di snoopy!
scusate, non ho resistito.
<<La nostra cantante si chiama Josefine. Chi non l'ha udita ignora la potenza del canto. Non c'è nessuno che il suo canto non trascini, cosa tanto più apprezzabile in quanto che la nostra razza, tutto sommato, non ama la musica. Silenzio e pace: ecco per noi la musica più gradita; abbiamo una vita dura, dopo aver cercato di dimenticare tutti gli affanni del giorno, non siamo più capaci di assurgere a quelle cose che - come la musica - sono ormai tanto lontane dalla nostra vita. Non ce ne lamentiamo granché; neanche a questo arriviamo più; riteniamo nostro maggior vantaggio una certa furberia nelle cose pratiche, a noi d'altronde indispensabile, e furbescamente sorridendo sogliamo consolarci d'ogni cosa, e ci consoleremmo pure se ci tormentasse la brama - il che non è - di quella felicità che nasce dalla musica. Josefine è la sola eccezione, ella ama la musica e sa interpretarla; è l'unica; morta lei la musica scomparirà dalla nostra vita, chissà per quanto tempo>>
questo era l'incipit di Josefine la cantante, ossia il popolo dei sorci di Franz Kafka, racconto contenuto nella raccolta Il messaggio dell'imperatore, traduzione di Anita Rho, Piccola Biblioteca Adelphi n.113, 1981 (7a ediz.), vol. I, pag.219.
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Era ancora buio e nevicava leggermente quando mi svegliai. Non credo di aver dormito più di un'ora quella notte, così lunga e tormentata. Il freddo intenso mordeva il mio corpo nudo. Per almeno mille volte mi ero girato e rigirato su un fianco, stringendomi addosso le coperte. Mi sentivo stanco ed intontito, per il sonno che il freddo pungente mi aveva negato. Ero esausto. Tutte le ossa del mio corpo sembravano protestare per il tormento di un'altra notte passata per terra, su di un umido materasso di gommapiuma.
Questo era l'incipit di " Un giorno della mia vita " di Bobby Sands.
----------------------- Old songs stay 'til the end.
Sad songs remind me of friends
Quando il signor Bilbo Baggins di Casa Baggins annunziò che avrebbe presto festeggiato il suo centoundicesimo compleanno con una festa sontuosissima, tutta Hobbiville si mise in agitazione. Bilbo era estremamente ricco e bizzarro e, da quando sessant'anni prima era sparito di colpo, per ritornare poi inaspettatamente, rappresentava la meraviglia della contea. Le ricchezze riportate dal viaggio erano diventate leggendarie, ed il popolo credeva, benché ormai i vecchi lo neghino, che la collina di casa Baggins fosse piena di grotte rigurgitanti di tesori.
La Compagnia dell'Anello. JRR Tolkien
----------------------- Old songs stay 'til the end.
Sad songs remind me of friends
grazie a tutti voi per quanto state continuando a fare
il mio incipit per questa notte è
"Per un attimo immenso ho dimenticato il mio nome. Scendevo i gradini a
uno a uno, i gradini delle scale di Fernando, sapendo bene che non
avevo parole da dire a nessuno, e che non avevo nessun posto dove
andare, nessun luogo da cui ripartire. Sperduto, senza un orizzonte,
senza una lingua, senza una casa e senza una memoria a cui aggrapparmi.
Scesi le scale di Fernando, con quei gradini così alti da esporti alle
vertigini, con le tasche piene di fotografie che alla fine mi ero
portato via strappandole dalla parete. Con un dolore dell'anima che
pareva ormai un dolore del corpo, tanto si era esteso dentro di me.
Scesi convinto che nella casa di Fernando non c'era più niente da
ricordare."
Questo era l'incipit di "Per un attimo immenso ho dimenticato il mio nome" di Roberto Cotroneo
----------------------- Voglio farti un discorso sulla famiglia
Quella santa istituzione inventata per educare i selvaggi alle virtù
E adesso ripeti insieme a me: Santa famiglia...
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"Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonello Aureliano Buendìa si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio.Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre ben levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome e per citarle bisognava indicarle col dito."
ma sì è l'inconfondibile Cent'anni di solitudine.
Lo lessi in quattro giorni.
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Quel gruppo di persone già noto col nome di Rockfm
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