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Live At Amigdala Theatre 
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Titolo Live At Amigdala Theatre
Descrizione Francesco Piu Trio
Inviata da kroko

Nel live all’Amigdala Theatre, secondo album dopo Blues Journey, Francesco Piu ripropone grandi classici del blues, con qualche incursione rock e uno degli inediti del giovane bluesman sardo. Abbandonata momentaneamente la formula one-man band, qui si esibisce in versione Trio, con Davide Speranza all’armonica e Pablo Leoni alla batteria e percussioni, oltre alle inseparabili e consuete chitarre acustica, lap steel, resofonica e Weissenborn.

12 brani, a tratti più intensi e malinconici, a tratti più vivaci e leggeri. Vi ritroviamo If you love me like you say, del buon Little Johnny Taylor, che Francesco aveva già eseguito in Blues Journey, un pezzo dal ritmo molto allegro che con l’armonica di Davide acquista maggiore spessore. Segue Good Stuff di Eric Bibb, e poi uno dei brani più coinvolgenti: Hand it Over, del grande Keb Mo: uno spiritual in piena regola con un ritmo molto trascinante.

E ancora Keb Mo con Henry, il pezzo, a mio parere, più profondo di tutto l’album, perché evoca immagini del blues delle origini. Mentre lo ascolti ti sembra di vederli quei campi di cotone, quella chiesa in cima alla collina, quella magnolia… saranno tutti quegli accordi in settima, quel lungo assolo di armonica, quel ritmo appena percepibile, ma ben scandito dalla batteria di Pablo…

E si riprende con il ritmo in Sticks and stones: sonorità accattivanti e piene d’energia; poi approdiamo di nuovo alla tradizione degli spiritual con Motherless child un pezzo che, detto così vi aspettereste una roba tranquilla e un po’ lamentosa e invece, sarà che gli è presa bene, ma quei tre si lasciano trasportare talmente tanto che finiscono per fare una cover rock!

Il live prosegue con un altro grande classico: Don’t start me talking del grandissimo Sonny Boy Williamson, in una rivisitazione inaspettatamente ritmata e poi finalmente Train to Narcao, l’inedito di Francesco dedicato al festival blues di Narcao; pezzo anche questo già presente in Blues Journey, qui impreziosito dal contributo di Pablo e Davide. E’ un pezzo strumentale, ma se saprete ascoltare, la musica basterà a dirvi ciò che serve.

Poi un omaggio al padre dei padri del blues: l’intramontabile They’re red hot di Robert Johnson. Qua potrete gustarvi una grande prova di tecnica da parte di Francesco: il ritmo tanto sostenuto non facilita di certo l’esecuzione, per non parlare del testo, che pronunciarlo a quella velocità diventa una vera impresa eccezionale.

Seguono i 7 minuti intensi di All along the watchtower di Bob Dylan, una cover in cui il ruolo da protagonista è svolto dalla slide, o “blues machine” rinominata da Francesco.

Altro omaggio a Keb Mo nella penultima traccia: Am I wrong: brano pieno di tecnicismi eseguiti con gran precisione.

Si chiude con Barcarolle di Tom Waits, un esercizio di stile in cui Francesco riesce con grande maestria: esprimere le parole attraverso la musica: solo lap steel e armonica per evocare il mare.

Un’ora e spiccioli di musica per rilassarsi ed emozionarsi, per ascoltare ed ascoltarsi. Uniche grandi assenti Harvest di Neil Young e Bedroom Blues, altro inedito di Francesco, speriamo sia solo perché avevano finito il nastro per la registrazione :P












Kroko

Giudizio Voti: 2 - Media: 5

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