[ Mar 18, 15:54 ] johnny-blade: CuCúuuu!!
[ Mar 16, 15:16 ] admin: ciao a tutti, passavo di QUI!!!
[ Feb 03, 21:05 ] 104.5:
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wildest dreams
Franci:-)
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ti sembra di sfiorare l'impossibile e forse è vero
Quote From : pysahmk February 24, 2012, 3:49 pm
Quote From : eugen February 24, 2012, 3:11 pm
Eccomi con il resoconto del sogno di stanotte, spero di essere comprensibile (è intricato).

Sono in una chiesa e sono parecchio a disagio in quanto non è il mio "habitat naturale". Mi accorgo che sul soppalco della chiesa (al posto dell'organo c'èra un soppalco) c'è un mio compagno dell'università e noto che è capace di trasformarsi in un piccione invisibile a tutti tranne che a me. Lo raggiungo e mi spiega come fa, al che mi trasformo anche io in un piccione invisibile e sorvolo i presenti mentre pregano (anche se sembrava più una seduta spiritica).
Non appena i fedeli dicono:"Se ci sei batti un colpo" io, dato che posso volare, faccio ondeggiare i lampadari e loro, che non mi possono vedere, pensano a una manifestazione della divinità.
Torno dal mio compagno di corso che mi spiega che per continuare a trasformarmi devo compilare un modulo (anche nei sogni c'è la burocrazia!), ma che posso scegliere anche un secondo animale in cui trasformarmi. La scelta cade sul labrador, perchè penso che piccione e labrador possano coprire un po' tutti i campi.
Peccato che non riesca più a trasformarmi senza il suo aiuto, perchè bisogna schioccare le dita in un certo modo su una cordicella, e non ce la faccio.
A questo punto mi ritrovo in macchina sotto una pioggia tremenda e devo far benzina. Cerco il benzinaio più vicino, che è al centro commerciale, ma mi incasino nel posteggio. Al che abbandono la macchina e decido di cercare la strada a piedi. Mi trasformo nel labrador e vado in giro sotto la pioggia, poi ad un certo punto entro nell'autogrill (e nessuno mi ferma nonostante io sia un cane). Riesco, sotto la pioggia battente, ma mi sono definitivamente perso, non trovo nè il benzinaio nè la macchina.

Qui purtroppo finisce il sogno
Spero non sia troppo lungo!
è BELLISSIMO!!!..... ....mi ha fatto tanto ridere...magari tu penserai"cazzo ridi?!"...ma a me veniva da ridere...


anche a me ha fatto ridere


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eugen (February 24, 2012, 5:20 pm), pysahmk (February 24, 2012, 4:12 pm)

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eugen
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Quote From : pysahmk February 24, 2012, 3:49 pm

è BELLISSIMO!!!..... Board Image ....mi ha fatto tanto ridere...magari tu penserai"cazzo ridi?!"...ma a me veniva da ridere... Board Image


Sono contento che sia piaciuto, ha fatto ridere anche me ho passato tutta la mattina a fare due marroni così a quelli che mi capitavano a tiro per raccontarlo!
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pysahmk (February 27, 2012, 11:20 am)

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laurage
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"life is a journey, not a destination"
Quote From : eugen February 18, 2012, 12:52 pm

Beh, però devi ammettere che è meglio sentir raccontare (o leggere) di un sogno delirante, non so, di una fuga sul pickup di Bono Vox (tanto per dire) che non della visita a casa della nonna ;)
O perlomeno, io mi diverto di più (sia a scriverlo che a leggere i vostri)!

penso che per loro ogni sogno abbia una quota giusta di "delirio" sulla quale lavorare..magari certi sogni ti sembrano banali solo alla prima impressione, se ci pensi però sono una pura produzione del cervellino che chissà cosa deve sfogare in quel momento
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maxmurd
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Patente da Vero Rocker n. 0445
Eugen ma fammi capire...

Sarai mica MANIMAL????

http://it.wikipedia.org/wiki/Manimal




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"Riusciamo a vedere lontano perché ci ergiamo sulle spalle di giganti"
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eugen
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Patentato 2254
Non lo conoscevo mica sto telefilm
Direi però che era parecchio simile la "trama", per il ruolo del cattivo proporrei il benzinaio!
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johnny-blade
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«Sento su di me la forza del sonno.»

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johnny-blade
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parte 1

"Mi sono chiesto più volte se la maggior parte della gente si soffermi a ri-flettere sul significato dei sogni, che a volte è clamoroso e comunque ap-partiene a un mondo di oscurità e mistero. E se la maggioranza delle visio-ni notturne non è che il debole e fantastico riflesso delle nostre esperienze di veglia - checché ne dica Freud col suo puerile simbolismo - ve ne sono altre il cui carattere etereo e ultraterreno non consente interpretazioni ordi-narie, ma i cui effetti inquietanti, vagamente eccitanti, sembrano aprire uno spiraglio su una sfera d\'esistenza mentale non meno importante di quella fisica, e tuttavia separata da quest\'ultima per mezzo di una barriera impe-netrabile. La mia esperienza non mi consente di dubitare che l\'uomo, una volta abbandonata la coscienza terrena, si trasferisca in una dimensione in-corporea e profondamente diversa da quella che conosciamo; una di-mensione di cui, una volta svegli, rimangono solo vaghissimi ricordi. Da quei frammenti incerti e confusi possiamo intuire molte cose, ma provarne nessuna. Possiamo supporre, ad esempio, che la vita, la materia e l\'energia come il mondo le conosce non siano costanti nei sogni, e che il tempo e lo spazio non esistano come li concepiamo da svegli. A volte penso che que-sta esistenza meno materiale sia quella autentica e che la nostra vana pre-senza sul globo terracqueo sia di per sé un fenomeno secondario o pura-mente virtuale.


Un pomeriggio d\'inverno, nel 1900 o 1901, ero in preda a fantasticherie giovanili di questo tipo quando, nel manicomio criminale dove lavoravo come interno, fu condotto l\'uomo il cui caso non ha smesso da allora di tormentarmi. Il suo nome, stando alle pratiche d\'internamento, era Joe Sla-ter, o Slaader, e l\'aspetto tradiva il tipico abitante della regione dei monti Catskill: uno di quegli strani, obbrobriosi discendenti delle prime genera-zioni coloniali, che, per essere rimasti isolati per circa tre secoli nelle loro campagne solitarie, erano regrediti a uno stadio di barbarie e degeneratez-za; il contrario, cioè, di quello che era accaduto ai loro fratelli più fortunati e che si erano stabiliti nei distretti a densa popolazione. Fra quella gente, che corrisponde all\'elemento decadente che nel Sud chiamano white trash - rifiuti bianchi - legge e morale non esistono e il livello d\'igiene mentale de-v\'essere il più basso tra i gruppi che si sono stabiliti da lungo tempo in America.

Joe Slater, che fu portato in ospedale sotto la vigile custodia di quattro poliziotti e che venne descritto come un soggetto molto pericoloso, non mostrava affatto, la prima volta che lo vidi, i segni di questa cattiva dispo-sizione. Benché più alto della media e di corporatura muscolosa, aveva un paio di pallidi occhi azzurri, piccoli e sonnolenti, che gli davano un\'assurda aria di bonomia e stupidità, e l\'impressione era rinforzata dalla peluria bionda che gli copriva le guance, ma della quale non si preoccupava affat-to, e dalla piega infelice del labbro inferiore. La sua età era sconosciuta, dato che fra quelli della sua specie non esistono documenti anagrafici e neppure legami familiari permanenti; ma dalla calvizie incipiente e dalle pessime condizioni dei denti il primario dedusse che era un uomo di circa quarant\'anni.

Apprendemmo il resto dai documenti medici e legali. L\'uomo - un cac-ciatore vagabondo, un trapper - era sempre parso strano agli occhi dei suoi primitivi compagni. Di notte dormiva più degli altri e quando si svegliava raccontava cose misteriose con un tono che finiva per mettere paura anche nel cuore di gente così poco fantasiosa. Non che usasse un linguaggio in-solito, perché si esprimeva nel dialetto corrotto della regione, ma il tono e il tenore delle sue frasi erano talmente fantastici che nessuno poteva ascol-tare senza apprensione. Lui stesso era stupito quanto l\'uditorio e nel giro di un\'ora dal risveglio finiva per dimenticare tutto quello che aveva detto, o almeno la causa delle sue parole; allora sprofondava in una specie di bovi-na e quasi cordiale normalità, alla pari degli altri montanari.
Man mano che Slater invecchiava le sue scenate mattutine erano cresciu-te d\'intensità e violenza, finché, un mese circa prima del suo arrivo in ma-nicomio, era capitata la tragedia che aveva condotto al suo arresto da parte delle autorità. Un giorno, verso mezzogiorno, dopo un profondo sonno se-guito a un\'ubriacatura cominciata alle cinque del pomeriggio precedente e a base di whiskey, l\'uomo si era svegliato con urla così orribili e disumane che avevano spinto i conoscenti ad avvicinarsi alla sua capanna (una sozza stamberga dove viveva con una famiglia indescrivibile quanto lui). Preci-pitandosi nella neve, aveva alzato le braccia al cielo e aveva cominciato a saltare nell\'aria, gridando la sua determinazione di raggiungere una \"gran-de, grande capanna col tetto, i muri e il pavimento che brillano, e la musica forte e strana che viene da lontano\". Quando due uomini di discreta statura avevano cercato di fermarlo, Slater si era dibattuto con forza e furia ma-niacali, urlando il suo desiderio di trovare e uccidere qualcosa che \"brilla, trema e ride\". Alla lunga, e dopo aver tramortito uno degli uomini con un colpo improvviso, si era gettato sull\'altro in preda a una crisi sanguinaria, urlando a squarciagola che sarebbe \"saltato nel cielo\" e avrebbe \"bruciato chiunque\" si fosse messo di mezzo. La famiglia e i vicini si erano dati alla fuga nel panico, e quando i più coraggiosi erano tornati Slater era scom-parso, ma aveva lasciato dietro di sé un ammasso di carne maciullata che fino a un\'ora prima era stato un uomo vivo. Nessun montanaro aveva osato inseguirlo ed è probabile che tutti avrebbero tratto un sospiro di sollievo a saperlo morto per congelamento; ma quando, alcuni giorni dopo, avevano sentito le sue urla da un crepaccio in lontananza, si erano resi conto che era riuscito a sopravvivere e che bisognava fare qualcosa per liberarsene. Si era dunque formato un gruppo di inseguitori, la cui funzione - quale che fosse in origine - si era tramutata in quella di volontari al servizio dello sceriffo dopo che un funzionario di polizia dello stato (gente non molto popolare, da quelle parti) ebbe per caso osservato, interrogato e infine as-secondato i cercatori.

Due giorni dopo Slater era stato trovato, privo di sensi, nel tronco cavo di un albero; lo avevano portato nella prigione più vicina e là, non appena riavutosi, era stato esaminato da un gruppo di alienisti venuti da Albany. A costoro Slater aveva raccontato una storia molto semplice. Un pomeriggio era andato a dormire dopo aver bevuto molto liquore e si era svegliato con le mani sporche di sangue davanti alla sua capanna, col cadavere maciulla-to del vicino Peter Slader che giaceva nella neve. Atterrito, era scappato nei boschi per allontanarsi dalla scena di quello che doveva essere il suo crimine, ma a parte questo sembrava non sapere niente e l\'abile interroga-torio dei medici non aveva aggiunto la conoscenza di un solo particolare. Quella notte Slater aveva dormito tranquillo e il mattino successivo si era svegliato in condizioni di normalità, se si esclude una certa modificazione dell\'espressione. Il dottor Barnard, che aveva tenuto il paziente sotto os-servazione, ebbe l\'impressione che nei suoi occhi brillasse un lampo parti-colare e nelle labbra cascanti si verificasse una quasi impercettibile contra-zione, come voluta da intelligente determinazione. Ma quando fu interro-gato Slater ripiombò nell\'abituale ignavia del montanaro e si limitò a ripe-tere quello che aveva detto il giorno precedente.

La terza mattina l\'uomo ebbe il primo dei suoi attacchi nervosi. Dopo aver mostrato una certa inquietudine durante il sonno, diede in tali smanie che per chiuderlo nella camicia di forza ci vollero gli sforzi di quattro uo-mini. Gli alienisti ascoltarono le sue parole con molta attenzione, perché la loro curiosità era stata eccitata dai racconti allusivi, seppur incoerenti e contraddittori, dei suoi vicini e parenti. Slater delirò per una quindicina di minuti, sostenendo che doveva andare in cielo e balbettando nel dialetto dei boschi di grandi edifici luminosi, oceani di spazio, musiche misteriose e monti e valli fantasma; ma si soffermò soprattutto su una misteriosa enti-tà fatta di luce che ammiccava, rideva e lo burlava. Questo essere vago ma eccelso sembrava avergli fatto un terribile torto e il principale desiderio di Slater era di ucciderlo e vendicarsi. Pur di raggiungerlo, diceva, si sarebbe tuffato in abissi di vuoto, bruciando qualunque ostacolo avesse incontrato sul suo cammino. Di questo erano fatti i suoi discorsi, ma all\'improvviso tacque; il fuoco della pazzia si spense nei suoi occhi e Slater guardò i suoi catturatori con apatia, chiedendo perché fosse legato in quel modo. Il dot-tor Barnard sciolse le cinghie di cuoio e lo fece uscire dalla camicia di for-za, persuadendolo a rimetterla spontaneamente di sera per il suo bene. Nel frattempo il paziente aveva ammesso che a volte diceva cose strane, anche se non sapeva perché.

Nel corso della settimana ci furono altri due attacchi, dai quali tuttavia si apprese poco. Sull\'origine delle visioni di Slater i medici specularono a lungo, perché, dal momento che non sapeva leggere né scrivere e non ave-va mai sentito una fiaba, la sua straordinaria immaginazione aveva un che d\'inspiegabile. Che la fonte di Slater non fosse un mito o un racconto noto era dimostrato dal fatto che il pazzo si esprimeva invariabilmente nel suo modo semplice: delirava di cose che non capiva e che non riusciva a inter-pretare, cose di cui dichiarava di avere esperienza ma che non avrebbe po-tuto apprendere da nessun racconto normale o sensato. Gli alienisti si tro-varono d\'accordo che alla base del problema c\'erano dei sogni anormali, sogni la cui vividezza poteva, per un certo periodo, dominare completa-mente il cervello di quest\'uomo innegabilmente primitivo anche da sveglio. Con le dovute formalità Slater fu processato per omicidio e inviato nell\'i-stituto dove il sottoscritto svolge le sue umili mansioni.




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johnny-blade
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parte 2


Ho detto che i sogni costituiscono uno dei miei argomenti
preferiti, per cui potrete comprendere l\'ansia con cui mi dedicai allo
studio del nuovo paziente non appena fui riuscito a ricostruire i
particolari del caso. Verso di me Slater manifestava una certa
cordialità, nata senza dubbio dall\'interesse che mostravo per lui e
che non potevo nascondere, ma anche dal modo gentile in cui lo
interrogavo. Non che mi riconoscesse durante gli attacchi, quando
cercavo di star dietro alle sue immagini verbali caotiche e cosmi-che;
e tuttavia nei momenti di tranquillità mi distingueva dagli altri,
quan-do sedeva vicino alla finestra con le sbarre a intrecciare
canestrelli di pa-glia e vimini, e a sospirare la libertà fra le
montagne che non avrebbe più riavuta. I parenti non venivano mai a
trovarlo: forse avevano trovato un al-tro capofamiglia, come succede
fra quei montanari degenerati.


Poco a poco
cominciai a provare un grandissimo senso di meraviglia di fronte alle
pazzesche, fantastiche idee di Joe Slater. L\'uomo in sé era
peno-samente arretrato sia in fatto di lingua che di mentalità, ma le
sue splendi-de e grandiose visioni, benché filtrate da un dialetto
barbaro e disarticolato, erano degne di una mente superiore o
addirittura eccezionale. Com\'è pos-sibile, mi chiedevo, che la stolida
fantasia di un bruto dei Catskill possa evocare immagini la cui
semplice concezione indica una scintilla di genio? E come può un
montanaro arretrato farsi anche una lontana idea dei mera-vigliosi
reami di luce e di spazio di cui Slater delirava nei momenti di
fol-lia? Sempre più mi convinsi che nella pietosa personalità del
prigioniero si nascondesse il nucleo disordinato di qualcosa che
sfuggiva alla mia com-prensione: qualcosa che andava infinitamente
oltre le mie congetture o quelle dei colleglli più esperti ma meno
fantasiosi del campo medico e scientifico.


Eppure,
era impossibile ricavare indizi più precisi da Slater stesso. Il
ri-sultato delle mie indagini fu che, durante una fase di vita
semicorporea che corrispondeva al momento dei sogni, Slater
attraversasse valli splendenti e prodigiose e visitasse prati,
giardini, città e palazzi luminosi che si trova-vano in una regione
sconfinata e sconosciuta all\'uomo; che una volta là non fosse più un
contadino e un degenerato, ma una creatura importante e dalla vita
splendida, un orgoglioso e un dominatore che aveva un solo mortale
nemico, un essere dalla struttura senz\'altro visibile ma eterea, e che
non sembrava avere forma umana dato che Slater non si riferiva a lui
come a un uomo ma a una cosa. La \"cosa\" aveva fatto a Slater un torto
or-ribile ma segreto che il maniaco (se poi maniaco era) desiderava
vendicare. Dal modo in cui mi parlava dei loro rapporti, dedussi che
Slater e la crea-tura luminosa si consideravano uguali e che nel mondo
del sogno il prigio-niero apparteneva alla stessa razza eterea del suo
nemico. Questa sen-sazione era rafforzata dai continui riferimenti di
Slater alla capacità di vo-lare nello spazio e alla possibilità di
bruciare tutto ciò che impedisse l\'a-vanzata. Naturalmente queste idee
mi erano trasmesse con parole del tutto inadeguate, e ciò mi convinse
del fatto che, se un mondo di sogno esisteva letteralmente, il
linguaggio verbale non era il suo mezzo di comunicazione ideale. Non
poteva darsi che l\'anima di sogno fosse imprigionata nel corpo
inferiore del montanaro e cercasse disperatamente di dire ciò che aveva
da dire, ma che la lingua balbettante dell\'ospite fosse incapace di
esprimerlo? Non potevo trovarmi di fronte a intelligenze in grado di
spiegare il miste-ro, se solo fossi riuscito a individuarle e a
comunicare con loro? Non parlai ai medici più anziani di queste cose
perché la mezza età è scettica, cinica e poco incline ad accettare idee
nuove. Inoltre il capo dell\'istituto mi aveva avvertito più volte, nel
suo modo paternalistico, che avevo lavorato troppo e che la mia mente
aveva bisogno di riposo.


Da tempo ritenevo che il
pensiero umano fosse il frutto di movimenti a-tomici o molecolari
convertibili in onde di energia radiante come il calore, la luce e
l\'elettricità. Questa convinzione mi aveva indotto a prendere in
considerazione la possibilità della telepatia, o comunicazione mentale,
per mezzo di un apparecchio adatto, e all\'epoca dell\'università avevo
costruito un apparato ricetrasmittente simile ai goffi strumenti usati
nella telegrafia senza fili all\'epoca in cui non esisteva ancora la
radio. Avevo fatto alcuni esperimenti con un collega di facoltà, ma
senza risultato: di conseguenza, avevo impacchettato i miei apparecchi
insieme ad altre curiosità scientifi-che e li avevo messi da parte,
aspettando che si presentasse un\'altra occa-sione. Ora, nel mio
intenso desiderio di sondare la vita onirica di Joe Sla-ter,
rispolverai l\'apparato che avevo costruito e trascorsi alcuni giorni a
ri-pararlo e a metterlo a punto per l\'azione. Una volta pronto non mi
lasciai sfuggire la possibilità di provarlo, e, a ogni scoppio di
violenza da parte di Slater, applicavo la trasmittente alla sua tempia
e la ricevente alla mia, fa-cendo continui aggiustamenti per cogliere
le diverse, ipotetiche lunghezze d\'onda dell\'energia intellettuale.
Sapevo ben poco del modo in cui, se fossi riuscito nell\'esperimento,
le impressioni mentali avrebbero eccitato una ri-sposta intelligente
nel mio cervello; ma ero certo che le avrei individuate e interpretate.
Quindi continuai nei miei esperimenti, senza informare nessu-no della
loro natura.


Il primo febbraio 1901 la cosa
finalmente avvenne. Guardando negli an-ni trascorsi da allora mi
accorgo di come sembri irreale e a volte mi chiedo se il vecchio dottor
Fenton non avesse ragione quando attribuì tutto alla mia immaginazione
esaltata. Ricordo che ascoltò con grande pazienza e cortesia quello che
gli dissi, ma dopo mi ordinò un rimedio per il sistema nervoso e
stabilì che partissi per una vacanza di sei mesi, cosa che feci la
settimana seguente. Quella notte fatale ero agitato e turbato, perché,
nono-stante le ottime cure che aveva ricevuto, Joe Slater era
evidentemente sul punto di morire. Forse gli mancava la libertà delle
montagne, forse lo scompiglio nella sua mente era diventato
insopportabile per un organismo altrimenti lento: comunque, nel corpo
malridotto la vitalità era sempre più bassa. Verso la fine era come
insonnolito e al calar della notte sprofondò in un sonno turbolento.
Non gli abbottonai la camicia di forza come faceva-mo di solito quando
dormiva, perché, anche se fosse stato assalito da un nuovo attacco
prima di morire, era troppo debole per diventare pericoloso. Tuttavia
sistemai le estremità della \"radio\" cosmica sulla sua e la mia
fron-te, perché speravo, contro ogni buonsenso, in un primo e ultimo
messaggio dal mondo di sogno nel breve tempo che rimaneva. Nella cella
era con noi un infermiere, individuo mediocre che non conosceva le
funzioni dell\'ap-parecchio e non si sognava di intromettersi nei miei
esperimenti. Col pas-sare delle ore gli vidi reclinare la testa e mi
resi conto che dormiva, ma non lo disturbai. Più tardi, cullato dal
respiro del moribondo e dell\'uomo sano, devo essermi appisolato
anch\'io.


Mi svegliò il suono di una strana
melodia. Un arpeggio, una serie di vi-brazioni armoniche echeggiava
ovunque, mentre ai miei occhi si presenta-va uno spettacolo di bellezza
suprema. Mura, colonne e architravi di fuoco vivo splendevano intorno
al punto dove io sembravo fluttuare a mezz\'aria e svettavano verso un
altissimo soffitto a cupola di splendore indescrivibile. Insieme a
questa esibizione di magnificenza architettonica, o piuttosto in
alternanza con essa, come in un caleidoscopio, si scorgevano vedute di
val-li incantevoli, alte montagne e grotte invitanti. Erano dotate di
ogni piace-vole attributo scenografico che si potesse concepire, eppure
sembravano fatte di una sostanza eterea, lucente, plastica la cui
essenza faceva pensare allo spirito più che alla materia. Mentre
guardavo mi resi conto che il mio cervello possedeva la chiave di
quelle metamorfosi incantevoli, perché o-gni successiva visione era
quella che la mia mente volubile più desiderava vedere. In quel
paradiso io non ero uno straniero, perché ogni veduta e o-gni suono mi
era familiare, proprio come era stato per infiniti cicli prima di
allora e come sarebbe stato per l\'eternità.


Allora
l\'aura splendente del mio fratello di luce si avvicinò e cominciò a
parlarmi, da anima ad anima, in un silenzioso ma perfetto scambio di
pen-sieri. Era un momento di trionfo, perché non è forse vero che il
mio inter-locutore stava per sfuggire a un periodo di degradante e
ciclica schiavitù, a sottrarvisi per sempre, in modo da poter
affrontare il rivale maledetto nelle distese sconfinate dello spazio e
a costringerlo a subire il marchio di una vendetta che avrebbe fatto
tremare i cieli? Continuammo a fluttuare finché mi parve che gli
oggetti intorno a noi cominciassero a sfocarsi e a confon-dersi, come
se una forza mi richiamasse sulla terra: l\'ultimo posto nel quale
volevo andare. Anche la figura accanto a me sembrò avvertire il
cambia-mento, perché cercò di avviare il discorso a una conclusione e
si preparò a lasciare la scena, dissolvendosi più lentamente degli
altri oggetti. Scam-biammo pochi altri pensieri e poi mi resi conto che
l\'essere ed io eravamo richiamati alle rispettive schiavitù, anche se
per il mio fratello di luce era l\'ultima volta. Lo spiacevole guscio
corporeo che lo intrappolava era ormai logoro e in meno di un\'ora il
mio compagno sarebbe stato libero di insegui-re il suo oppressore nella
Via Lattea, superando le stelle vicine e spingen-dosi al limite
dell\'infinito.

Una sensazione di shock separa la mia
ultima visione della scena di luce e il risveglio imbarazzante al
capezzale del moribondo. Cercai di compor-mi sulla sedia e vidi che Joe
Slater si muoveva lentamente. Si stava sve-gliando anche lui, forse per
l\'ultima volta. Guardando più da vicino vidi che nelle guance incavate
brillavano due chiazze di colore che non c\'erano mai state. Anche le
labbra, strette da una forza di volontà superiore a quel-la di Slater,
avevano una piega insolita. Il volto si fece più teso e la testa
cominciò a muoversi inquieta, con gli occhi chiusi. Non svegliai
l\'infer-miere addormentato, ma sistemai le piastre della mia \"radio
telepatica\" che si erano leggermente spostate: volevo cogliere un
eventuale messaggio d\'addio del sognatore. All\'improvviso la testa si
voltò rapidamente verso di me e gli occhi si aprirono, obbligandomi a
fissare sbalordito ciò che vede-vo. L\'uomo che avevo conosciuto come
Joe Slater, il bruto dei monti Ca-tskill, mi guardava con un paio
d\'occhi luminosi e immensi, il cui azzurro sembrava essersi
approfondito. Non c\'erano né follia né degenerazione in quello
sguardo, e mi resi conto oltre ogni dubbio che dietro quel volto si
nascondeva una mente attiva di prim\'ordine.


Poi
il mio cervello prese coscienza di una graduale influenza esterna
e-sercitata su di esso. Chiusi gli occhi per concentrare i miei
pensieri più profondamente e fui premiato dalla certezza che il tanto
atteso messaggio mentale era finalmente giunto. Ogni idea trasmessa dal
sognatore si repli-cò nella mia mente, e sebbene non venissero usate
parole il mio abituale sistema di concatenazione fra concetti ed
espressioni era così radicato che mi sembrò di sentire il tutto in
inglese. «Joe Slater è morto» disse la voce o intelligenza che
pietrificava l\'anima, e che veniva da oltre il muro del sonno. Cercai
con lo sguardo la branda del disgraziato, aspettandomi di vedere
qualcosa di orribile, ma gli occhi azzurri mi guardavano con la stessa
calma di prima ed erano animati d\'in-telligenza. «Ed è meglio così,
perché non era fatto per sopportare l\'intellet-to attivo di una
personalità cosmica. Il suo corpo grossolano non poteva sottoporsi
all\'adattamento che è richiesto per conciliare vita eterea e vita
planetaria. Era in gran parte un animale, in misura troppo piccola un
uomo. Eppure, è proprio grazie alle sue deficienze se tu sei riuscito a
scoprirmi, perché le anime planetarie e quelle cosmiche non dovrebbero
mai incon-trarsi. Slater è stato il mio tormento e la mia prigione
diurna per quaranta-due dei vostri anni terreni: io sono un\'entità
simile a quella che tu stesso sei diventato nella libertà del sonno
senza sogni. Sono il tuo fratello di luce e ho volato con te sulle
fulgide valli; non mi è permesso rivelare al tuo io terrestre qual è la
tua vera personalità, ma siamo tutti trasvolatori dei gran-di spazi e
viaggiatori nel tempo. L\'anno prossimo, forse, abiterò nell\'Egitto
che tu chiami antico o nel crudele impero di Tsan-Chan che verrà fra
tre-mila anni. Tu e io ci siamo spinti sui mondi che girano intorno
alla rossa Arturo e abbiamo abitato nei corpi degli insetti filosofi
che strisciano or-gogliosamente sulla quarta luna di Giove. Quanto poco
conosce l\'io terreno della vita e della sua estensione! Quanto poco,
in verità, è bene che cono-sca per conservare la pace! Del mio rivale
non posso parlarti, ma sulla Ter-ra ne avete intuito l\'esistenza:
infatti, con inaudita leggerezza, avete dato al suo simbolo il nome di
Algol, la stella-demonio. È per affrontare e scon-figgere l\'oppressore
che ho combattuto invano nei millenni, sempre frenato da gabbie
corporee. Stanotte partirò come la Nemesi, portando con me il
cataclisma della vendetta. Guardami nel cielo, vicino alla
Stella-demonio. Non posso dirti altro: il corpo di Joe Slater diventa
freddo e rigido e il suo rozzo intelletto sta per spegnersi, come io
voglio. Tu sei stato mio amico nel cosmo e l\'unico che mi sia stato
vicino su questo pianeta; il solo che abbia sentito la mia presenza e
mi abbia cercato nel corpo ripugnante che adesso giace sulla branda. Ci
incontreremo di nuovo, forse nelle nebbie splendenti della Spada di
Orione o su un altopiano deserto dell\'Asia prei-storica; forse in un
sogno di questa notte che non riuscirai a ricordare o in una forma
completamente diversa, fra un intero ciclo cosmico. E per allo-ra,
magari, il sistema solare sarà stato cancellato.»


A
questo punto le emanazioni mentali cessarono e gli occhi pallidi del
sognatore (o dovrei dire del morto?) si velarono di una pellicola
trasparen-te. Ancora stupito mi chinai sulla branda e gli tastai il
polso, ma era fred-do, rigido e senza battiti. Le guance incavate erano
impallidite di nuovo e le labbra si erano aperte, rivelando gli
orribili denti guasti del degenerato Joe Slater. Rabbrividii, gli tirai
la coperta sul volto e svegliai l\'infermiere; poi abbandonai la cella
e tornai silenziosamente in camera mia. Avevo un grande, inspiegabile
desiderio di dormire e di fare sogni che non avrei do-vuto ricordare.


Il
culmine della storia? Ma quale racconto scientifico può vantare un
ef-fetto simile? Mi sono limitato a trascrivere una serie di
avvenimenti che ai miei occhi hanno il valore di fatti, e che ognuno
può costruire nel modo che crede. Come ho già ammesso il mio superiore,
il vecchio dottor Fen-ton, nega la realtà di quello che ho raccontato e
giura che è tutta colpa del-l\'esaurimento nervoso: per questo,
generosamente, mi ha concesso una lunga vacanza pagata. Mi assicura sul
suo onore professionale che Joe Sla-ter era soltanto un paranoico di
basso livello, le cui fantastiche storie de-vono essere derivate dai
racconti popolari che circolano anche nelle comu-nità più imbarbarite.
Tutto questo mi dice... eppure, non posso dimenticare quello che vidi
nel cielo la notte dopo che Slater morì. E perché non pen-siate che la
mia sia una testimonianza viziata, lascerò che sia un\'altra pen-na ad
aggiungere l\'ultimo tassello, quello che forse costituirà il tanto
atteso \"climax\" della storia. Citerò un resoconto dell\'avvistamento
di Nova Persei dalle pagine di un\'eminente autorità, il professor
Garrett P. Serviss:

\"Il 22 febbraio 1901 una nuova e
meravigliosa stella è stata scoperta dal dottor Anderson di Edimburgo a
non molta distanza da Algol. In quella regione non si conoscevano altre
stelle, ma nel giro di ventiquattr\'ore la sconosciuta era diventata
così brillante da offuscare Capella. In una settimana o due era
visibilmente sbiadita e, nel corso di qualche mese, la si ri-conosceva
a stento a occhio nudo\".

(H.P.Lovercraft \"Beyond the Wall of Sleep\", 1919)

il titolo \"Beyond the Wall of Sleep\" mi ricorda "Behind the Wall of Sleep"
dei B†S


DIETRO IL MURO DEL SONNO

Il tuo spirito libero si innalza con la brezza

Senti il tuo corpo che cade sulle ginocchia

Il muro dormiente del rimorso

Fa del tuo corpo un cadavere

Il muro dormiente del rimorso

Fa del tuo corpo un cadavere



Ora dall'oscurità, c'è una luce che spunta

Il Muro del Sonno è freddo e risplendente

il Muro del Sonno giace a pezzi

Il sole splende dentro te, che ti sei svegliato.



Edited by johnny-blade : February 28, 2012, 3:20 pm

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civa72 (February 28, 2012, 9:06 pm)

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Oggi invece avrei una storia da raccontarvi non sognata ma vissuta, con una visione avuta da bambino...ma è talmente così particolare e strana che con ci crederste ( e questo non mi darebbe alcun fastidio..), il tutto poi negli anni a venire ho scoperto che si addice un bel pò con la copertina di BLACK†SABBATH...

Quanto vi scriverò l'ho raccontato solo alla Miss.Blade che considero
l'unica che possa davvero credermi e l'ho scritto su un sito dei B†S giorni fa, forse in passato l'ho fatto pure
ancora ma sono passati 30 anni circa da quel giorno...avevo circa 13
anni, quindi non ne sarei sicuro al 100%..


"Erano le prime ore di un pomeriggio caldo, soleggiato, di un giorno di
giugno inoltrato tanto che nessuno a quell'ora osava uscire di
casa..probabilmente era un sabato o una domenica visto l'orario in cui
probabimente la gente preferiva stare a casa che adempire a propri doveri o
assolvere impegni di lavoro.

Ero in bicicletta, nel parco a ridosso del mio quartiere, un parco grande nella periferia nord di Milano.
Lasciando
il parco e dirigendomi verso casa, costeggiavo il cimitero, punto
estremo dop il quale poi inizia il centro urbano, ma prima di
raggiiungere le prima case del quartiere la strada costeggia un paio di
fabbrichette che costruiscono tombe in marmo..piccole officine.

Praticamente
percorrendo questa strada, a ridosso della quale ci sono le recinzioni
delle officine si intravedono ciò che si lavora, cioè una
esposizione di tombe appunto prossime alla sistemazione.

Ebbene
(non voglio farla lunga, ma voglio rendere l'idea) mentre ero in
bicicletta, costeggiando questa recinzione non so perchè mi fermo
perchè vedo una della tante tombe lì, oltre alla rete; romanzando un pò
scrivo che mi attrae, in effetti tra tante mi avvcino appunto a questa
per vederla perchè c'è una foto lì, sulla verticale ben visibile.

Ritrae
una donna,anziana, il viso ha una fisionomia di una di quelle che
ricordano essere meridionali,occhi scuri, capelli raccolti a cipolla.

la
foto era in bianco e nero; ora purtroppo io non ricordo bene una cosa,
ma sono convinto alla fine che ci fosse stamapata solo la data fi nascita di
questa donna, ma non ricordo di aver visto quella di morte, il che
sarebbe un pò strano; cosa è? Una persona in vita potrebbe mai
prenotarsi una tomba con addirittuara tanto di foto già pronta?

Me
lo chiedo ora, ma in quel momento probabilmente non diedi peso a questo
particolare; intato rimasi lì per alcuni minuti, forse pochi ma tanto
da sentirmi affondato in questa attrazione strana.

Che cavolo
faccio, in giro con quel caldo a cazzeggiare e a vedere le tombe..non
avevo niente di meglio da fare? si vede che ero proprio messo male, nei
miei dubbi adolecenziali, confuso dalle scuola, di carattere un pò
introverso passavo una giornata proprio anonima, una delle mie tante...

vabbè..riprendo a pedalare e costeggiando la recinzione, la strada,
che è a senso unico, curva a gomito sulla destra da dove poi porterebbe
averso il centro del quartiere dove poi, dopo 500mt, ci sarebbe pure
una chiesa (particolare inifluente comunque).

Allora come curvo, nel riverbero del caldo sull'asfalto a circa 200mt davanti a me in mezzo alla strada vedo una persona;
mi rendo conto che sta camminando nel verso contrario;
inizialmente
mi colpì per il fatto che forse nell'arco di una mezz'ora scarsa era la
prima persona che vedevo, ma subito dopo realizzai che oltre a
camminare in mezzo alla strada in senso contrario e opposto al mio,
aveva pure un vestito nero, quello classico che nel meridione usano le
donne che sono vedove, avete presente?

cavoli, intanto mi sto
avvicinando e penso davvero che questa persona è un pò strana,
camminava dritto sotto un caldo pesante e umido in mezzo alla strada
sola, c'eravamo solo io e lei.

Quando accorciammo la distanza a un metro, mi trovai a incrociare gli sguardi e qui accadde il culmine.
Adesso
non so se rimasi quel pomeriggio impressionato e suggestionato da una
foto alla fine normale che stava su quella tomba, ma quella vecchia che
camminava aveva il suo viso tanto che come lo vidi mi fermai un'istante
e come lei passò oltre alle mie spalle io non mi girai a guardarla,
rimasi convinto di quel che vidi, cioè che la foto di quella tomba
ritraeva il viso di una donna anziana che poi avrei incontrato qualche
minuto dopo.

i visi erano gli stessi, è questo il motivo per cui non dimenticherò mai quel giorno..".

Tutto
qui quello che volevo scrivervi...non so quanto potessi essere
all'epoca suscettibile o suggetionabile..ma quel pomeriggio fu davvero
strano per me e non me lo scorderò mai.

ciao




Edited by johnny-blade : March 4, 2012, 1:23 pm

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ti sembra di sfiorare l'impossibile e forse è vero
ciao Gionni Board Image

una volta ho incrociato un vecchietto ben vestito per la strada, assomigliava al custode della mia ex scuola media (ero già grande, passati i quindici-sedici) che era morto da anni, proprio mentre noi frquentavamo l'ultimo anno...
ero triste quel giorno, mi pare che fosse l'anno in cui poi sono stata bocciata... il vecchietto mi sorrise e mi disse "devi sorridere anche te perché dopo le cose sembreranno meno brutte!" io lo guardai come fanno i giovani, alzando un sopracciglio un po' perplessa, poi realizzai che aveva ragione, mi girai per dirgli "grazie!" ma lui era sparito nel nulla: non era più lì, non era dall'altra parte del marciapiede, non era più lontano (è una strada lunga dritta, l'avrei visto) insomma era scomparso!!
da quel giorno ho sempre pensato che sorridere e affrontare la vita con l'ottimismo nel cuore fosse l'unico modo per sopravvivere ai problemi, perché tanto quelli nella vita ci saranno sempre!!
e sono sicura (pur non credendo in dio né in niente) che le persone a cui vogliamo bene ci proteggano anche dopo che se ne sono andate...
e di questo ne ho molte prove ma non ne parlo qui...
un abbraccio a te e Miss A.Blade

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Quote From : johnny-blade March 4, 2012, 12:33 pm
Tutto qui quello che volevo scrivervi...non so quanto potessi essere all'epoca suscettibile o suggetionabile..ma quel pomeriggio fu davvero strano per me e non me lo scorderò mai.

Ma che viaggio ti fai JB...

No dai scherzo... bo e ci sta pure che una "vecchina" forse benestante e probabilmente con qualche fisima di troppo si sia voluta fare la lapide a suo gusto prima di andarsene.
Son passati 30 anni, ci sta che tu adesso ti ricordi solo questo, che ti ha colpito così tanto...


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Ecco l'ultimo sogno. Premetto che da quando ci sono entrati in casa chiudiamo a chiave la porta che dà sulla sala (e di conseguenza sul balcone).

Sogno di svegliarmi di notte (un metasogno?) e di sentire qualcuno che prova ad aprire la porta della sala. Al che scendo dal letto, prendo la picca da ghiaccio da di fianco al letto (chi non ce l'ha, direte giustamente? :P) e avviso mia mamma che qualcuno sta provando ad entrare in casa. La risposta è:"Ma non sarà nessuno". Io non mi fido, vedo che si abbassa la maniglia, allora apro la porta minacciando con la piccozza: mi trovo davanti a una ragazza in sella a una specie di orso/lupo che cominciano a correre in corridoio e a saltarmi addosso, mentre io provo a colpirli. Alla fine scompaiono e mia mamma dice che non c'era mai stato nessuno
Torno a letto disorientato pensando di essere pazzo... a quel punto, capendo che era solo un sogno, faccio uno sforzo di volontà per svegliarmi, e mi ritrovo sveglio (stavolta veramente) ma nella stessa posizione del sogno!

Si vede tanto che la sessione di esami non è andata benissimo?


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Quote From : eugen April 3, 2012, 3:07 pm
Ecco l'ultimo sogno. Premetto che da quando ci sono entrati in casa chiudiamo a chiave la porta che dà sulla sala (e di conseguenza sul balcone).

Sogno di svegliarmi di notte (un metasogno?) e di sentire qualcuno che prova ad aprire la porta della sala. Al che scendo dal letto, prendo la picca da ghiaccio da di fianco al letto (chi non ce l'ha, direte giustamente? :P) e avviso mia mamma che qualcuno sta provando ad entrare in casa. La risposta è:"Ma non sarà nessuno". Io non mi fido, vedo che si abbassa la maniglia, allora apro la porta minacciando con la piccozza: mi trovo davanti a una ragazza in sella a una specie di orso/lupo che cominciano a correre in corridoio e a saltarmi addosso, mentre io provo a colpirli. Alla fine scompaiono e mia mamma dice che non c'era mai stato nessuno
Torno a letto disorientato pensando di essere pazzo... a quel punto, capendo che era solo un sogno, faccio uno sforzo di volontà per svegliarmi, e mi ritrovo sveglio (stavolta veramente) ma nella stessa posizione del sogno!

Si vede tanto che la sessione di esami non è andata benissimo?


scusami i tuoi sogni sono bellissimi...

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eugen (April 4, 2012, 2:32 pm)

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Pysahmk, mi diverto anche io a raccontarli!

Questo l'ho fatto qualche giorno fa (prima dell'ultimo che ho postato, ma per ragioni di tempo non l'ho scritto prima):
comincia che io e due miei compagni di corso siamo all'interno di un'ambasciata di un paese straniero e l'abbiamo assaltata. Oltre al fatto che nel sogno ricordo benissimo di aver pensato "ma perchè *bip* ho fatto una tavanata del genere", dobbiamo trattare con il generale di un esercito cattivissimo che ci telefona (avete presente quei bei telefoni a filo da accampamento? Era uno di quelli!) dettando le condizioni della resa. Ovviamente le rifiutiamo e io riesco a scappare da una breccia nel muro del secondo piano (i miei compagni han fatto una brutta fine, poveri loro)
Mi ritrovo nel cortile sopra i box di casa mia e per nascondermi, nonostante fosse pieno giorno mi arrampico in cima ad un alberello alto poco più di me, che ondeggia tutto, un po' come nei cartoni animati. I primi soldati non mi vedono, poi il generale si accorge di me e dà ordine di attaccarmi.
Peccato per lui che nel mentre, dalla piazza adiacente, arriva l'esercito greco (me lo ricordo perchè avevano i ponpon sulle scarpe ) , a cui non gliene frega una mazza di me, ma ce l'ha con il generale che mi dà la caccia. Così iniziano a combattere e mi trovo esattamente tra i due, su un alberello alto un paio di metri, a guardare la scena.
Il sogno finisce prima di scoprire che fine facessi, però mi sorprende tutto ciò in quanto se c'è un tipo pacifico/ista son proprio io...
Che mi abbia influenzato il libro sulla raf che ho letto qualche mese fa? Board Image
Purtroppo quelli di stanotte non me li ricordo, ma se continuerò a dormire da schifo come in questi giorni di materiale nuovo ne arriverà parecchio!


Edited by eugen : April 4, 2012, 2:45 pm
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Quote From : eugen April 4, 2012, 2:44 pm
Pysahmk, mi diverto anche io a raccontarli!

Ovviamente le rifiutiamo e io riesco a scappare da una breccia nel muro del secondo piano (i miei compagni han fatto una brutta fine, poveri loro)
Mi ritrovo nel cortile sopra i box di casa mia e per nascondermi, nonostante fosse pieno giorno mi arrampico in cima ad un alberello alto poco più di me, che ondeggia tutto, un po' come nei cartoni animati.
Peccato per lui che nel mentre, dalla piazza adiacente, arriva l'esercito greco (me lo ricordo perchè avevano i ponpon sulle scarpe )
bello bello, fai tanta nanna e prodici altro materiale che merita!!!

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